Una questione di lana caprina



Ultimamente, grazie soprattutto alle attivita’ di alcuni gruppi, il Guerrilla Gardening sta diventando argomento sempre piu’ conosciuto.

Saltellando qua e la’ in Rete, si trovano numerosi e recenti articoli riguardante un movimento che, in altre nazioni, e’ decisamente piu’ antico rispetto a noi.
(Ehi! chi ha detto  “Arriviamo sempre dopo la puzza?”!!!).

Citando Oscar Wilde: bene o male, l’importante e’ che se ne parli.

E allora accogliamo sempre con piacere gli interessi nei confronti del giardinaggio d’assalto.

Questo link vi trasportera’ ad un interessante articolo ("Guerrilla Gardening: evento o processo?") che da’ spunto a qualche riflessione (e questo e’ un bene) anche se, a nostro modo di vedere le cose, le conclusioni sono un po’ affrettate.

In particolare, il fenomeno del Guerrilla Gardening viene confrontato con quello dei giardini comunitari e degli orti urbani condivisi, come se le due cose fossero in qualche modo in contrapposizione.
Certo, le realta’ sono diverse, pur nascendo da un denominatore comune che e’ rappresentato dalla riappropriazione del territorio da parte dei Cittadini.

L’orto urbano e’  un momento di condivisione del suolo di cui ci si occupa con lo scopo di trarne anche dei frutti da consumare.
Nell’orto urbano condiviso troviamo principalmente la necessita’ di socializzazione da parte dei Cittadini e – perche’ no? – di risparmiare qualche soldo.
Ma c’e’ anche il ritorno a pratiche contadine che rischiavamo di perdere e alla voglia di un’alimentazione piu’ sana – ne sia dimostrazione l’orto di Casa (Bianca) Obama - che al giorno d’oggi torna di moda dopo l’exploit dei cibi precotti tipici di qualche anno addietro.
Fateci caso: nessuno, ormai, trova strano il fatto che al supermercato abbondino i prodotti “bio” ed “ecocompatibili”. Dalla frutta alla verdura, dalla carta igienica alle forchette di plastica, dal latte al vino e all’olio….
Ultimo della famiglia, il sacchetto biodegradabile adatto al compostaggio.
E’ evidente, quindi, che e’ la mentalita’ stessa dei Cittadini, ad essere mutata.
In quest’ottica, quindi, si possono comprendere i fenomeni legati agli orti urbani.

Il Guerrilla Gardening, invece, e’ un movimento che  mira a riqualificare la citta’ dove si vive, rendendo partecipi i Cittadini al risanamento, perche’ la propria citta’ – in fin dei conti – e’ la propria casa e nessuno vorrebbe vivere in una casa sporca e abbandonata.
Cosi’, Cittadini piu’ o meno organizzati in gruppi (esistono anche Guerriglieri solitari), comprano o coltivano piante e fiori nell’attesa di poterle donare a tutti, rendendo piu’ bello un angolo di strada, una rotonda o un vaso comunale.

Nel link in questione, il Guerrilla Gardening viene definito movimento dedito ad azioni effimere, a differenza degli orti urbani che appaiono come “processi più articolati e di lunga durata”.
Per non mancare di scientificita’, inoltre, viene anche spiegato il significato del termine “Guerrilla Gardening”.

In particolare, secondo l’Autrice, sarebbe “evidente il riferimento alle tattiche utilizzate per questo tipo di operazioni: continue azioni di disturbo, in cui le armi sono tempo, energia e immaginazione, piuttosto che denaro e grandi organizzazioni.  [….]  è necessario agire in territori adatti per nascondersi (per questo spesso si agisce di notte), avere l’appoggio della popolazione locale (che non chiami agenti dell’ordine pubblico e soprattutto che annaffi in seguito le piante!), dotarsi di un “armamento” leggero e facile da trasportare (piante, sacchetti di terra, guanti e zappe sono spesso stipate in un’auto che arriva nel luogo da “attaccare” al momento convenuto, rigorosamente sotto il controllo di un partecipante che fa da “palo” durante tutta l’operazione)”

Ci permettiamo di dissentire.

Noi non ci riteniamo dei “disturbatori” ne’ cerchiamo di nasconderci. Anzi, il nostro obiettivo e’ farci vedere il piu’ possibile perche’ solo cosi’ riusciamo a coinvolgere gli abitanti. Ne’ esiste alcun ”palo” che possa dare l’allarme in caso di pericolo.
E’ vero, fondamentalmente le azioni sono illegali (e abbiamo anche discusso, fra noi, sul fatto che – probabilmente – e’ proprio questa specie di illegalita’ a stuzzicare l’idea di piantare fiori in terreni altrui), ma non abbiamo mai ravvisato nessuna forma di pericolo, nemmeno quando progettavamo un attacco (attualmente rimandato) nei pressi di una stazione dei Carabinieri.
Anzi, ci ha sempre dato un’intima soddisfazione essere avvicinati dalle persone che ci chiedevano “Cosa state facendo?”

Curiosamente, l’Autrice del post riconosce che in America i gruppi di Guerrilla Gardening ”sono organizzazioni di sostegno ai cittadini, non solo in mancanza di appoggi istituzionali, ma anche per mantenere vitale il senso politico e civico dell’appartenenza alla città” ma non sembra dare lo stesso credito ai guerrilla gardeners nostrani: il nostro operato sarebbe, nella migliore delle ipotesi, una protesta per un ambiente abbandonato dalle Amministrazioni.

Per quanto ad alcuni piaccia l’idea di vedere il Guerrilla Gardening come gesto polemico nei confronti delle Amministrazioni, la realta’ e’ che tutto nasce spontaneamente, dal basso, da Cittadini che partecipano, che non demandano nessuno. A chi ci dice “siete bravi, anche se dovrebbe occuparsene chi e’ pagato per questo”, noi rispondiamo che lo facciamo perche’ ci sembra naturale e persino divertente (il che, non guasta mai).

La conclusione dell’articolo, e’ una frase ad effetto (e come poteva essere diversamente?) che pero’ manca completamente il bersaglio:

Se il divenire sociale non è un processo lineare, ma si sviluppa con una costante oscillazione tra evento e struttura, potremmo guardare al Guerrilla Gardening come il seme, e agli orti collettivi come il frutto?”.

La nostra risposta e’ semplicemente: no.

Noi crediamo, infatti, che il Guerrilla Gardening non abbia nulla di “effimero” ne’ di “oscillante”.
Ogni azione, si perpetua con la cura delle piante, con il coinvolgimento dei negozianti e degli abitanti della zona, con la ri-piantumazione di nuovi fiori quando sara’ passata la stagione di quelli messi a primavera.

A questo proposito, vale la pena commentare (giusto per non auto-incensare il nostro gruppo) il  cartello di un gruppo attivo a  Roma.
Scrivono i Giardinieri Sovversivi Romani (citando Pablo Neruda)

Potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera

Questo da’ la misura del carattere tutt’altro che transitorio del movimento: ai fiori tagliati, strappati, rubati o appassiti, risponderemo con altri fiori e proseguiremo i nostri attacchi.

Quindi, per concludere anche noi con una frase ad effetto (che da’ sempre la sensazione di aver detto una verita’ assoluta), ripeschiamo dalla memoria un ammonimento che hanno sentito milioni di studenti italiani quando, alle elementari, imparavano a fare le addizioni:

Non puoi sommare insieme mele e pere

Sono entrambi frutti, ma se li metti insieme puoi fare al massimo una macedonia.
Allo stesso modo, non puoi mettere insieme orti urbani e Guerrilla Gardening perche’, pur essendo entrambi movimenti di Cittadini che zappano la terra, sono cose troppo diverse tra di loro.
Proprio come le mele e le pere

Commenti

  1. http://www.urbanexperience.it/e-tempo-di-coltivare-rapporti-si-parte-da-bologna/

    ringrazio tommaso per il proficuo scambio durante la 1a serata della 3 giorni bolognese! :-)

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  2. E' sempre bello e utile, poter scambiare idee!

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  3. già!...purchè non si tratti di lana caprina!!! ;-)

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  4. Che poi, povere capre, che male avranno fatto per meritarsi una nomea tanto cattiva? :P

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